Nonostante negli ultimi decenni si è fatto molto per consentire alle donne una parità che non fosse solamente giuridica, sancita cioè esclusivamente dalla Costituzione e dal Codice Civile, ma anche fattiva, con le stesse possibilità di accesso a tutte le opportunità concesse all’uomo, in realtà la strada è ancora lunga e profonde permangono le difficoltà per le donne, soprattutto quando vogliono accedere a degli ambiti che per secoli sono stati appannaggio esclusivo dell’universo maschile.
Un esempio felice è rappresentato dall’imprenditoria femminile, che negli ultimi anni sta diventando una realtà stabile e produttiva, nel panorama italiano, soprattutto grazie agli incentivi e le agevolazioni che il Governo ha provveduto a introdurre con norme pensate ad hoc.
L’introduzione della Legge 215 del 1992 ha stabilito importati norme per l’imprenditoria femminile: il dicastero delle Attività Produttive assicura in questo modo fondi riservati proprio a questo specifico settore.
La legge si rivolge nello specifico a:
- società cooperative o di persone costituite per almeno il 60% da donne;
- società di capitali le cui quote di partecipazione siano, per almeno 2/3, in possesso di donne;
- imprese individuali gestite da donne;
- imprese, consorzi, associazioni, enti di formazione e ordini professionali promotori di corsi di formazione imprenditoriale, servizi di consulenza e assistenza, la cui quote siano possedute per almeno il 70% da donne.
Bisogna subito precisare che tale normativa prevede le seguenti due diverse tipologie di contributi all’imprenditoria femminile:
- quelle in conto capitale, ovvero il contributo a fondo perduto, utili per avviare attività imprenditoriali, acquistare imprese già esistenti, rilevare aree aziendali con affitti per un minimo di 5 anni, realizzare progetti d’impresa innovativi o acquisire servizi reali;
- quelle destinate all’acquisto di servizi reali per l’incremento della produttività e per lo sviluppo organizzativo delle fasi di produzione-gestione-commercializzazione di nuovi business.
Le agevolazioni riconosciute all’imprenditoria femminile promuovono progetti con un investimento totale tra i € 60.000 e € 400.000. Il prospetto di investimento può comprendere i costi relativi a: impianti, macchinari e attrezzature, brevetti, software, oneri di progettazione e direzione dei lavori.
Chiunque riesca ad ottenere tale finanziamento, deve sapere che l’agevolazione a fondo perduto viene corrisposta per metà mediante il contributo in conto capitale e per il restante 50% attraverso un finanziamento della durata massima di 10 anni con tasso agevolato pari allo 0,50%. Inoltre, a partire dalla data di conseguimento dell’agevolazione, è necessario realizzare un proposito di investimenti dettagliato entro e non oltre il limite massimo di 24 mesi.
Per vedersi agevolati nell’imprenditoria al femminile e poter usufruire dei finanziamenti a fondo perduto, è necessario però rientrare in alcuni settori. Tra i settori ammessi vi sono quello manifatturiero e il settore dei servizi, mentre tra i settori esclusi emergono l’industria carboniera, il settore siderurgico e quello delle fibre sintetiche.
Le donne che sono interessate a presentare una richiesta per ottenere un finanziamento a fondo perduto dovranno presentare una ricca documentazione che talvolta subisce cambiamenti in base al territorio di pertinenza verso il quale sono destinati i fondi e al bando.
Generalmente la documentazione prevede i seguenti incartamenti:
- domanda di richiesta agevolazioni;
- programma di investimento dell’attività imprenditoriale;
- preventivo spesa;
- certificazione di iscrizione presso il registro delle imprese;
- certificazione della proprietà dell’immobile nel caso l’attività sia già avviata.
Per l’erogazione dei contributi sono stati inoltre individuati dei criteri di priorità: nuovi occupati rispetto agli investimenti ammessi, nuova occupazione femminile rispetto agli investimenti ammessi, nuovi investimenti rispetto agli investimenti totali, partecipazione femminile nell’impresa, certificazioni ambientali e/o di qualità e programmi finalizzati al commercio elettronico.
La maggior parte delle risorse destinate a questo mondo al femminile deriva dai fondi erogati dall’Unione Europea per progetti validi, di reale interesse ed innovativi, ma anche da enti statali, regionali o locali, che attraverso tale strumento vogliano incentivare lo sviluppo delle attività imprenditoriali sul proprio territorio.